
Cosa “funziona” sull’ukulele
Tempo fa avevo tenuto un seminario per docenti di ukulele al Centro Artistico Musicale Apolloni di Altavilla Vicentina. È stata una bella esperienza, abbastanza proficua dal punto di vista formativo perché oltre ad insegnare il mio modo di vedere quest’aspetto della professione, erano fioccate belle discussioni e spunti di riflessione. In particolare, subito dopo il concerto di fine corso, era venuta fuori la questione di “cosa funziona” sullo strumento e cosa invece resta lì, senza aggiungere nulla se non una dimostrazione un po’ scialba che anche sull’ukulele “si può fare”.
Citando Jake Shimabukuro, tutto è possibile. Possiamo passare dai Queen in fingerpicking ad un arrangiamento di Formby. Mi permetto però di allargare la riflessione e domandarmi “Ma una volta suonata Basket Case dei Green Day, la resa com’è? Si può fare? Funziona?”.
[youtube video=”Q5UXNPYCoSw” width=”700″ height=”420″]Forse non tutti ricordano Tiny Tim per ciò che diede alla comunità ukulelistica. Fu probabilmente uno dei primi a proporre al pubblico cover di pezzi hard rock. Magari l’idea gli venne dopo essere andato in tour nel 1986 con i Camper Van Beethoven, non ci è dato saperlo ma la cosa importante è che se ci becchiamo omini che suonano i Nirvana su Youtube, beh… grosso del merito dovrebbe andare proprio a lui che fu il primo a proporre accostamenti paradossali, aprendo l’ukulele, magari in modo un po’ troppo trash, verso scenari più ampi, rivoluzionando ancora una volta il concetto di intrattenimento.
Grande Tiny Tim, eravamo partiti col piede sbagliato ma porcoggiuda sei un grande… Respect.
Cosa fare e cosa non fare
Eh… bella domanda. L’auspicio è quello di far nascere una discussione tirando fuori degli stili che rendono di più ed altri che per quanto possano essere divertenti da suonare, sull’ukulele rendono di meno. La mia osservazione, dopo diversi anni che lo suono, è che indubbiamente gli arrangiamenti ritmici suonati ad alta velocità funzionano. Sono quelli che un pubblico preparato si aspetta anche perché la leggenda narra che la “pulce saltellante” sia stata battezzata così per via della velocità con cui veniva suonata. Brani come “12th Street Rag” infondono linfa vitale ad un ukulele Soprano ma diventano insipidi su un Tenore con i suoni più profondi e prolungati. Se proprio devo forzare il paragone, è più facile avvicinare il mio strumento ad un banjo e quindi, così come il fratellone hillbilly, anche il suono secco di un ukulele Soprano può esaltarsi con dei ritmi forsennati. Non è un caso che anche il clawhammer su ukulele venga piuttosto bene.
Come già accennato prima, se iniziamo a salire di taglia il suono si addolcisce e diventa più piacevole all’ascolto anche un arrangiamento in fingerpicking con frasi musicali di ampio respiro. Però… chi dice che la stessa cosa non possa essere particolare e affascinante anche con un suono asciutto come ad esempio quello del banjo?
[youtube video=”hySNGG7ufLg” width=”700″ height=”420″]Credo che alla resa dei conti, forse l’unica cosa da evitare sia l’utilizzo dell’ukulele in sostituzione di qualcos’altro. Può essere divertente da ascoltare ma forse musicalmente si può chiedere di meglio. Può tranquillamente integrarsi in diversi contesti musicali ma il nostro orecchio ormai è talmente abituato a ricevere certe sonorità che forse una cover acustica di Sweet Child o’Mine con l’ukulele al posto della chitarra non sarà proprio il massimo della vita.
Anche se però va detto che in un caso come questo, se si riuscissero ad esaltare le caratteristiche ritmiche e timbriche del nostro strumento, potrebbe comunque venire fuori un risultato interessante. Basterebbe proporre la versione bluegrass ed il gioco è fatto. Oppure si potrebbe procedere nella direzione “ukulele” ed iniziare a strutturare l’arrangiamento attorno al nostro strumento per accentuarne le caratteristiche e ricrearne l’ambiente ideale.
In ogni caso, il divertimento è garantito!