
Il giorno di AbsolUKE – Tutti i segreti del tuo ukulele, negli stili Country e Folk
Eppure me li ricordo i giorni in cui scrivevo la prima edizione di “No Panic“. Quant’ero giovane… Il mio pizzo aveva la metà dei peli bianchi che conto oggi… Ero anche un po’ insicuro e fessacchiotto perché in fondo che ne sai, magari lo scrivi, lo metti lì e poi non ti si fila nessuno manco pe’ striscio. Magari hai scritto una marea tale di bestialità che più che farti i complimenti, ti vengono sotto casa con le vuvuzela dei mondiali in Sud Africa.
Madò però quant’era bello… Quanta innocenza.
Oggi non è che sono diventato una brutta persona ma magari i miei obiettivi si sono trasformati e sento il bisogno di guardare altrove. Cinque anni fa il punto era insegnare l’ukulele ai pochi animi coraggiosi che ci vedevano qualcos’altro dietro come il sottoscritto. Oggi la questione è che i miei “pupi” sono cresciuti e giustamente si sarebbero anche rotti i coglioni di suonare il giro di Do. Lo so, sono un po’ volgare ma ci tengo a descrivere con decisione lo scenario odierno.
Diverse volte mi è stato posto il problema di come andare avanti, c’era chi cercava un minimo di teoria musicale per ricevere un supporto durante lo studio dell’ukulele e chi invece cercava risposte più pratiche.
La verità sta nel mezzo o meglio, nella terza dimensione che ci permette di guardare l’ukulele in maniera più assoluta.
Il senso e gli obiettivi di AbsolUKE
Ero partito dall’idea di ampliare il mio manualetto “Country Uke” con accenni al Folk in senso più ampio e mi sono ritrovato a parlare di armonia e ritmo. Più andavo avanti e più mi rendevo conto che i due generi musicali erano diventati un pretesto per affrontare la teoria musicale che lentamente stava sfociando in discorsi sulla composizione e sull’interpretazione.
Ma il punto è che mentre scrivevo mi rendevo conto che stavo riproponendo un’unica gigantesca lezione di quelle che tengo qui nel mio studio coi miei alunni sdraiati sul Fatboy (eh lo so, siamo informali. C’è chi si siede per terra, chi si appoggia al cuscinone e chi non inizia la lezione senza chiacchiera e caffettino in balcone).
A quel punto, mentre mi entusiasmavo così tanto nel parlare del mio Ghost Stroke, ho capito che in realtà stavo parlando di me. Questo istante che gli alcoolisti chiamerebbero “momento di lucidità” è stato talmente potente che mi sono seduto al computer e non mi sono praticamente più alzato.
Non ho problemi nel rivelarti che ho scritto AbsolUKE in 3 giorni e mezzo. Non mi sono fermato mai, solo una piccola pausa per dormire, per mangiare e per stare vicino ai ragazzi nel Gran Premio di Cina questa Domenica mattina. Tolti questi break, ho scritto senza interruzioni e alla fine… Mi si è rotto anche il mouse che porco Giuda, sta iniziando a seminare doppi click involontari.
Alla quinta rilettura ho capito finalmente il senso di “No Panic”. Sì, lo so che sembra un controsenso perché stiamo parlando di “AbsolUKE” ma è attraverso quest’ultimo che ho finalmente messo a fuoco il significato del mio primo libro.
È il mio metodo. Non tanto perché l’ho scritto io ma perché rispecchia la mia personalità ed il mio modo di approcciarmi alla musica. Leggi quel libro ed intuisci come può essere una conversazione col sottoscritto con la conseguenza più ovvia di poter risultare simpatico o antipatico.
La stessa cosa stava accadendo in “AbsolUKE” ma era più marcata perché nelle parole non c’era più quell’insicurezza iniziale ma la crescita del ragazzetto insicuro in un uomo più maturo, con la famiglia che nel frattempo giocava nell’altra stanza. Se nel primo volume di cinque anni prima intuivi il mio carattere, qui dentro stavi ripercorrendo dietro le quinte la mia storia, il mio modo di crescere sullo strumento ed i vari passaggi che mi avevano portato dallo strimpellare le posizioni base allo spingermi più giù sulla tastiera.
L’unico filo logico nell’ordinare i vari capitoli è che… è andata proprio in quell’ordine. Beh, più o meno perché ad essere sinceri le scale le conoscevo svariati anni addietro. L’entusiasmo con cui parlavo di alcuni concetti e i miei consigli nel tralasciarne altri, erano il frutto del mio modo di concepire la musica e del mio progredire all’interno di essa. È andata così. Non si trattava più di un manuale di musica con il dovere morale di attenersi alla rigidità. Francamente arrivato a quel punto, non me ne poteva fregà de meno.
Se la musica è soggettiva, è anche attraverso una persona che la scopri in senso più assoluto. È lì dentro che si nascondono i segreti più importanti per cui non mi restava altro che lasciarmi scoprire dalla A alla Z con l’aiuto del mio inseparabile ukulele. Questo è il motivo principale per cui in “Absoluke” ho scelto di puntare il dito sulle incredibili fotografie di Nicoletta Branco.
Volevo fosse ancora più evidente che c’è “Jt” dentro il mondo della musica che finalmente può concedersi il lusso di sedersi un attimo a gambe incrociate.
Per ultimo, mi sembrava certamente più rispettoso delle tradizioni hawaiiane, trattare questi argomenti in forma “virtualmente orale”. Nella totale assenza di testi ufficiali, l’ukulele si è quasi esclusivamente tramandato con i consigli di chi lo suonava ed io mi sento di continuare sulla stessa strada per cui, stai ben lontano dal considerare questo testo come la legge.
È per questi motivi che non posso considerare il mio ultimo libro come un semplice manuale di musica. O forse, al contrario, nel buio del mio studio laddove non mi ascolta nessuno… Il manuale di musica più “assoluto” che sia mai stato scritto, l’unico modo per concepirne uno realmente significativo.
Fatte le doverose premesse, non mi resta che augurarti buona lettura.