La morte della SIAE… oppure no

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L’attività di amministrazione e intermediazione dei diritti connessi al diritto d’autore di cui alla legge 22 aprile 1941, n.633, in qualunque forma attuata, è libera.

È stato firmato pochi giorni fa il decreto d’attuazione sulla liberalizzazione del mercato di intermediazione dei diritti d’autore. La SIAE non ha più l’anello per ghermire milioni di Italiani (stento a credere in uno straniero interessato ad un’affiliazione SIAE in linea con gli splendidi modelli industriali di fine anni ’80) e di fatto, vede indebolirsi di molto la sua figura, fino a pochi giorni fa assolutamente predominante ed imprescindibile per tutelare e gestire le proprie opere d’ingegno.

A volerla dire tutta… la SIAE non era indispensabile allora né tantomeno adesso, dal momento che la legge riconosce a chiunque la paternità di un’opera nell’istante stesso in cui viene creata. Tutto sta a dimostrarlo, ed è qui che l’organizzazione suddetta ha dato sfoggio dei suoi poteri magici degni di Hogwarths, rendendo legalmente nulle su territorio italiano, tutte le alternative come ad esempio Creative Commons che il mondo libero, civilizzato, felice, semplicemente un mondo più sereno post 21-12-2012, tranquillamente era disposto ad abbracciare.

Per vari motivi, scelsi di far cadere la mia iscrizione alla SIAE nel lontano 2001 affidandomi esclusivamente alla BMI, società statunitense che tutela i diritti di riproduzione meccanica su territorio mondiale. Nel giro di trenta giorni completai la procedura d’iscrizione online senza spendere nulla, ricevendo dietro richiesta specifica 3 pseudonimi con cui avrei potuto incassare i miei onesti dobloni. Lessi soltanto dopo che per operare su scala mondiale, si sarebbe dovuta appoggiare alle società che operano sui singoli territori e quindi, nel caso dell’Italia, avrebbe dovuto chiedere un resoconto delle mie attività a mamma SIAE, farsi mandare il denaro per poi rigirarmelo con…. hmmm…. 20 eoni di distanza. Ho davanti agli occhi il report dei miei brani, incasso denari dall’Australia (God bless the aussie!), dagli Stati Uniti (God bless the yankee!), dalla Danimarca (God bless the …?…) ma è da un po’ di tempo che non vedo nulla dall’Italia. Eppure qui c’è scritto… beh, vabbè dai, sarà stato un errore.

Che si protrae nel tempo.

Nell’auspicabile elegia funebre della SIAE, mi piace ricordarla nei suoi momenti più belli. Quando passa a bussarti alla porta ogni anno, col rintocco della campana di mezzanotte, per riscuotere la tassa d’iscrizione, quando ti chiede tanti ma tanti soldi per registrare uno pseudonimo solitamente gratuito… anzi no, per avviare la procedura di registrazione e incrociare le dita, quando ti fa attendere al telefono per poi darti altri 5 numeri a cui chiedere perché “non è compito mio, deve parlare con …?…”. Come non citare il famigerato nonché illegale bollino SIAE che molti gruppi continuano ad acquistare a causa di sudditanza psicologica per la SIAjuvE e come possiamo dimenticarci dei soldi silenziosamente trattenuti a fine anno quando non si raggiungevano le soglie minime di erogazione per poi venire resettati come pompe di benzina con l’arrivo dell’anno nuovo?

Hanno ammazzato la SIAE, o meglio ci stanno provando e con il buco di quasi 800 miliardi che si porta dietro, toglierle la spada di Darth Vader non sarà certo la pacca sulla spalla che la tiene in vita. Ok ok, hanno firmato l’accordo con Google per la distribuzione digitale in Europa ma non credo che possa bastare. Certo è buffa la coincidenza per cui venga firmato proprio ora quel decreto che gli leva l’esclusività nella gestione dei diritti connessi, proprio adesso che si sono garantiti la partnership con Google.

Infatti il decreto legge va a toccere proprio questo punto, i diritti aperti ai nuovi mercati sono quelli definiti “connessi” e cioè i diritti delle radio, televisioni, interpreti. Quelli sì, quelli potranno essere gestiti e riscossi da terze società. Il diritto d’autore nudo e crudo, ad una prima lettura del decreto, resta in mano loro e su quello c’è poco da fare. Così come il compenso per la copia privata, quei 52 centesimi che spendiamo ogni volta che andiamo a comprare un supporto su cui registrare materiale (presumibilmente illegale) come chiavette usb, dvd o cd.

Sono comunque diverse le domande che continuano a perplimermi. L’alba del nuovo giorno è radiosa e m’illumina d’immenso ma siamo sicuri che ci aspettano novità appaganti e rassicuranti? Ci sono pur sempre 800 miliardi che ballano e siamo pur sempre in Italia.

  • Ok, il decreto legge è stato firmato. Quindi siamo sicuri che gliele abbiamo cantate chiare? Non è che niente niente servirebbe un doppio colpo? Non per niente… è che c’è gente condannata e inibita che si ricandida… sai com’è…
  • Con la liberalizzazione di questo mercato ci sarà l’arrivo di nuove società che clonano la SIAE o si arriverà finalmente ad un’organizzazione semplicemente equa ed onesta?
  • In un periodo in cui le imprese chiudono, in un paese fortemente attaccato alle proprie convinzioni che molto spesso basa la sua cultura sulle reti Mediaset (LOL) e ti risponde che il lavoro su internet “è una truffa” ti sembra auspicabile l’avvento in un mercato completamente nuovo in cui oltre ad investire in un’idea, bisogna convincere il Sor Peppino che “No… signò… guardi che la SIAE mò nun è più obbligatoria…”?
  • Quindi adesso Creative Commons diventa una prova valida in sede legale? Stando a quella prima lettura del decreto, direi proprio di no, continua ad essere il mostro verde comunista che non vi tutela.
  • Ma quindi adesso mi stai dicendo che posso mettere la mia musica sul mio sito internet senza chiedere autorizzazione alla SIAE pur non essendo un associato? OMG! Fico! E come si chiama quest’altra cosa qui a quattro ruote? Auto…che? Madòòòòò!!
  • Non essendo più la SIAE mandatario esclusivo per la riscossione, mi aspetto più libertà da parte dei gestori di locali con attività di musica dal vivo. Inizieranno a pagarci bene? Cioè… in realtà non volevo dire “bene”. Scusami, è che sono italiano e da quando sono apparse le prime tette in tv, il mio “buono” equivale al “decente” per il resto del mondo. Volevo dire: inizieranno a pagarci decentemente?
  • Dicevo… 800 miliardi in ballo… COMING SOON: cd a 40 euro e biglietti a 200? Cinema a 20 euro con riduzioni famiglie e tessere a 90 carte? Oppure carichiamo un po’ di più sui cd vergini e li portiamo a 5 euro l’uno? Anche se tutto sommato, credo che in SIAE siano i floppy disk ad andare per la maggiore. (E già mi immagino l’impiegato che torna a casa la sera: “guarda Michelino… guarda papà cosa t’ha portato! una scatola da 50 floppy discs!!!! eh? EH???”)
  • La SIAE è un ente pubblico e se già non si vendono più dischi, figuriamoci a 40 euro. Vuoi vedere che mi ritrovo a salvarla attraverso il bollo dell’auto?
  • Col fatto che adesso pescano le entrate solo dai diritti d’autore siamo sicuri che non nascano nuovi punti all’ordine del giorno come i costi per la trasmissione delle opere a società di terze parti?
  • Facciamo che quindi, visto che la BMI continua ad essere legata alla SIAE per la gestione dei diritti d’autore su territorio italiano, mi devo proprio dimenticare dei miei diritti d’autore… forever and ever?

 

Ma cosa ancor più importante: e mo’ chi je lo dice a nonno?

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So’ pensieri pure questi. Parliamone sul forum.

 

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