Le Hawai’i, l’A1 e l’Aloha

Sono le 2:40, sono appena tornato a Roma dopo una giornata composta da 9 ore di viaggio in macchina Correggio andata e ritorno, 4 in studio a incidere e mezzore sparse qua e là a pensare.

Che mi piaccia fare avanti e indietro sull’A1 non è una novità, soffro un po’ il camionista stanco che mi sbanda all’una di notte mentre provo a sorpassarlo ma in linea di massima, il viaggio in autostrada non mi ha mai pesato. È stimolante. Stavolta in modo particolare mi sono messo a pensare… a riflettere… a metà fra i momenti di lucidità, sigarette rollate in autogrill e occhiate al gps per vedere i km all’arrivo.

Archiviato il “momentaccio” alle spalle mi interessava capire come avevo reagito e dopo mezzo mp3 mi è tornato in mente quel lifestyle a cui tengo tanto, l’ukulele, e quello spirito difficile da digerire ma impagabile per chi prova a farne il proprio pane quotidiano: l’Aloha Spirit. Che fra un guardrail e un pullman a due piani è diventato ancora più definito.

Da qualche parte nel mio libro “No, è un ukulele” avevo scritto di rapportarmi alle Hawai’i in punta di piedi. Sono un italiano fin troppo medio, vittima delle partite e talmente umorale da determinare il colore delle proprie Domeniche in relazione ai podi della Ferrari. Soffro le pressioni quotidiane, soffro le sconfitte a FIFA13 patite al 90esimo e il sorriso a mezza bocca ormai era diventato una pericolosa abitudine. Non sono un fanboy delle palme ma piuttosto, fra le altre cose, riconosco nelle Hawai’i un posto assolutamente normale abitato da persone normalissime. Uno spaccato perfetto viene rappresentato nel primo minuto di “The Descendants” con George Clooney. Ci sono tante icone che vengono tirate fuori, a volte piuttosto banalmente e altre volte con un minimo di profondità, ma prima di qualsiasi altra cosa vengono le persone che nella loro estrema varietà rendono impossibile un raggruppamento per stereotipi. C’è poi anche dell’altro, una filosofia potentissima che unisce una benevolenza a 360° al mood onesto e rilassato tipico dell’ukulelista.

Voglio un mondo come lo immagino

Perché è possibile farlo, non è tutto un compromesso. Per me era giunto il momento di capire che i sorrisi a mezza bocca non avrebbero trasformato i miei desideri in realtà. Soprattutto in un periodo in cui alzare la voce e sbattere i pugni sembra essere tornato di moda, ora preferirei abbassarla un po’, sorriderci sopra e alleggerirmi dalla rabbia del Lunedì mattina mentre gli altri  continuano incessantemente a spremere clacson.

Non voglio limiti

Perché se punto a 10 Euro in banca, non credo che ne riceverò 100, se voglio girarmi il mondo con il mio ukulele vorrò anche girarmi indietro e sorridere per averlo fatto, se voglio cambiare il mio mondo mi piace pensare che si possa fare. Mi rilassa sapere che è possibile.

Voglio dedicarmi a quello che mi piace

Diffondere il mio ukulele, far divertire i miei studenti (virtuali e non), far sorridere i lettori e coinvolgerli nella grossa risata dietro queste pagine, magari scrivere qualche bel pezzo che non piacerà a tutti ma almeno sarà onesto e per ultimo farmi qualche chiacchierata a viso aperto con chi ha semplicemente voglia di passare il tempo con leggerezza. Immagino che un musicista sincero debba dedicarsi a cose così… sennò poi cosa ti trasmette?

Però lo voglio ora

E non vedo perché non dovrei riuscirci. I limiti lasciano il tempo che trovano, poche righe più sopra. Non mi va di perderci altro tempo dietro… chissenefrega! Immaginiamolo, lavoriamoci sopra, nel frattempo stravolgiamo YOUkulele e teniamoci pronti a dare la mano a quello che vegeta sul forum ancora un po’ intimidito dalla stanzetta “Presentazioni”!

Alla fine ti ritrovi ad abbracciare chiunque

Perché in poche parole non vedo cos’altro possa nascere da quanto appena scritto. Ed è una ficata.

Ti basta soltanto crederci un po’ di più

Mentre ti guardi un po’ di più, ti ascolti un po’ di più e realizzi “quel” qualcosa in più. Che anche se sembra, non è un pezzo della Pausini.

E il risultato finale sarà la tua verità

Quella a cui t’aggrappi quando non ti capiscono, quando ti fraintendono e tu stai lì… sereno… come un gatto sul divano.


Hang LooseQueste, parafrasando, credo siano le Hawai’i più pure. Lo spirito di Aloha che ti tira fuori dai momenti tristi e ti fa strimpellare col sorriso sulle labbra un pezzo ragtime, country, punk o jazz. Una delle tecniche più potenti del mondo. Niente di più lontano… e vicino alle danzatrici di hula e al mio personalissimo ukulele lifestyle.

Quindi se ti trovi a leggere queste pagine rubando tempo prezioso al il tuo giro di Do quotidiano, mettiti in testa che devi ridere e ripetere con me…

ALOOOOOHAAAAAAAA!

5 Comments

Lascia un commento

Back to top button
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie.