
Non sparate sul pianista
È necessario fare una piccola premessa: nonostante questo sito sia palesemente tematico e tratti di ukulele, è bello concedersi variazioni sul tema per discutere d’altro. In questo caso, l’argomento che sta popolando le nostre bacheche Facebook da circa una settimana è il faccione riccioluto di Giovanni Allevi, il pianista che al Giffoni Film Festival ebbe l’ardire di pronunciare ciò:
Beethoven non aveva ritmo, Jovanotti sì!
Iniziamo col dire che chiunque ha il sacrosanto diritto di sparare qualche cazzatella. All’amico si è soliti concedergliela e richiamarlo con una pacca sulla spalla, più o meno come ha fatto Saturnino.
Ciò che però non è balenato nelle menti di autorevoli blogger italiani e condivisori ossessivo-compulsivi è l’assoluta ovvietà di questa affermazione. È come se me ne uscissi a cena affermando “Hey! Ma queste patatine non sono zuccherate!! Il gelato invece… mmmm sì che lo è!!”. Ovviamente siamo sempre in campo musicalculinario ma si tratta pur sempre di due portate diverse. Due piatti ben distinti e per quanto possa ricordare, pur amando alla follia Debussy, mi sarei potuto fomentare durante le Pagodes ma non avrei mai fatto headbanging duro e puro come per Spoonman dei Soundgarden.
La componente ritmica della musica occidentale è ben diversa dall’ombelico del mondo ma prima di andare oltre… vorrei chiuderla subito qui aggiungendo che ci potrebbero essere una marea di interpretazioni da dare a quella che come stavo notando prima, risuona appunto come una stronzatella disimpegnata di un nerd vagamente disadattato in cerca d’attenzioni. Un’attention whore, suvvia.
Che poi ci sia una parziale smentita direttamente sul sito di Giovanni Allevi mi sembra cosa alquanto scontata per cui evito di tirarla in ballo per evitare di sembrare un fanboy. (Di Allevi? LOL nah) Cito solo per dovere di cronaca.
Il momento di tristezza piuttosto, bussa alla porta nel constatare che l’Italia, particolarmente nota per essere patria degli allenatori del Lunedì, durante la sosta estiva si riscopre con un diploma di Conservatorio in mano. E sulla scia di quella che in altre circostanze sarebbe rimasta una sciocchezza buttata lì fra un caffè e un amaro, inizia a giudicare l’operato di un pianista che buono o malvagio che sia, dovrebbe essere preso in considerazione per altri motivi, in altri momenti, fuori da Facebook.
Il genio
Mmmmmah. Oh, io c’avevo provato. Ascoltai qualche traccia di un disco di cui non ricordo neanche il titolo ma mi frantumai così tanto il cazzo da dover interrompere l’ascolto. La stessa esperienza avevo avuto modo di provarla anni prima, testando un CD di Clayderman in un momento d’intimità con una pulzella. Cambiammo e ricevetti una discreta dose di insulti. “Nice elevator music” in entrambi i casi.
Però sparare a zero su Giovanni Allevi è ingiusto. Almeno io… non ci riesco. Quando mi si ipotizzava davanti un futuro da concertista con incluse nel pacchetto, ore di studi ed esercizi quotidiani corsi urlando verso l’uscita e non mi voltai più indietro. Ed inoltre sono fin troppo consapevole di cosa voglia dire essere “puliti” mentre si suona e sotto questo punto di vista, mi tocca ammettere che il ragazzo suona bene. Ed è anche abbastanza espressivo, proprio come piacciono a me.
Altro discorso sono i suoi dischi e vabbè… anche Avatar all’epoca mi fece rabbrividire però alzai le mani di fronte al lavoro mastodontico di James Cameron e soci. Quando c’è un bel lavoro dietro, può piacere o non piacere ma gli va riconosciuto comunque l’impegno.
Non posso dare addosso al “collega” musicista. Dai, è brutto. Anzi… sarebbe più giusto fare scudo perché mi sembra che siano arrivati al punto di attaccare la forma in cui rilascia dichiarazioni più che la sua produzione artistica.
Senza contare che la musica, molto spesso, diventa quel territorio per cui se fai musica di merda devi morire male. La bellezza soggettiva di un brano diventa il motivo principale per ignorare l’eventuale percorso artistico, nel caso poi di un concertista addirittura l’abnegazione a cui sottoporsi per raggiungere certi risultati.
Dovresti evitare di parlare
Il punto è che ci sono certe persone che forse, dovrebbero evitare di parlare. Prendi Piero Pelù che ci fomentava al concerto di Aprile dei Litfiba. Tutti noi intonavamo con una giusta dose di cattiveria “uooooo checcazzo dicccciiiiiii!” ma ci fermavamo con gli sguardi nel vuoto durante gli intermezzi sul sociale. Degli eroi nel vento sostanzialmente non glien’è mai fregata una cippa a nessuno, pur adorando in maniera quasi cieca i Litfiba.
E noi gli si vuole ‘nsacco bene a Piero. Però deve stà zzitto e cantà.
Ora prendi Giovannino Allevi, che da quello che si legge e da quello che racconta chi gli sta vicino sembra avere una personalità insicura, un po’ chiusa e introversa. Uniscilo alla missione impossibile di portare il pop sui palchi solenni della musica classica con conseguenti scazzi dei direttori artistici e mugugni degli uomini ombra che hanno tutto l’interesse nel mantenere il panorama musicale italiano esattamente così com’è. Casomai sono disposti a sdoganare qualche quartetto d’archi sui palchi di Sanremo ma non sia mai che si verifichi il percorso inverso dentro le loro sacre mura.
Dicevo… prendi una personalità complessa che sceglie di passare gran parte delle proprie giornate ad allenare i polpastrelli e a scavare il tocco sulla tastiera di un pianoforte. Combinalo con i direttori artistici a-la Uto Ughi e con il blastaggio sistematico della sua musica in ambienti in cui non c’è interesse nel portare novità (Debussy anyone?). Scuotilo bene con la conseguente mancanza di conferme dal suo mondo, quello in cui è cresciuto, ed insieme al ghiaccio aggiungici il fatto che siamo in Italia.
Ecco cosa viene fuori:
Dice che i riccioli glieli hanno fatti apposta per questioni di marketing!
Sparare in faccia a Allevi, come dicevo poche righe più sopra, equivale alla sosta della Serie A. Ci alterniamo fra qualche refresh su gazzetta.it e qualche condivisione su Facebook. Però è giusto prendere come pretesto una dichiarazione riportata in chissà quale modo dalla stampa per potersene poi uscire a posteriori con “Beh io l’ho sempre detto che la sua musica mi faceva schifo”? Anche perché a leggere bene fra le righe, oltre a presunte affermazioni fuori luogo potrebbero anche esserci un paio di complessi d’inferiorità e una manciata di richieste d’attenzione da parte di un musicista che fino a poco tempo fa chiamava Maestri i suoi attuali denigratori.
Visto così, non mi sembra un atteggiamento politically correct. Non si fa. E non capisco nemmeno fino in fondo tutto questo accanimento. C’è voglia di dare credito ai titoloni e di riversare forse qualcos’altro su un pianista che si potrebbe tranquillamente scegliere di non ascoltare.
Non mi va di addossare colpe e responsabilità ma mi rendo conto che in base a tutto quello che sto leggendo in questi giorni, abbiamo una nuova Lady Gaga.
Senza tette.
Solo in Italia.
Mi permetto di farti almeno un appunto: “Beethoven non aveva ritmo” non è un’ovvietà, al contrario, è una bugia. Beethoven è in realtà uno degli autori più ritmici, quasi rock, che la musica colta occidentale abbia conosciuto. Il punto di partenza del vespaio quindi non è il fatto che Allevi abbia sparato su un mostro sacro della classica, ma che abbia gettato fango, menzogne, su di esso.
La musica classica in Italia è malata, lo sappiamo, è chiusa attorno ai sui templi, e ci tengo a sottolineare che questa situazione è sì in parte colpa dei direttori artistici che programmano i cartelloni delle varie stagioni concertistiche, ma anche di molti altri fattori, quali i fondi mal (e poco) distribuiti, il gusto del pubblico (che si fionda solo sui grandi nomi della classica e del pop/rock e non sempre sa apprezzare altro), un sistema di educazione musicale ecc ecc. Intendo con ciò dire che in Italia manca una anche minima apertura verso nuove esperienze musicali (nuove forme di concerto, ecc), fattore che la distingue da altre realtà europee più innovative. Ma ciononostante, riconosco al mondo della classica, che mi ha cresciuta e di cui faccio parte, il diritto di sentirsi offesa, per tutta la serie di schiaffi in faccia che ha subito e per quest’ultima calunnia, che, data la risonanza che una tale affermazione di Allevi può avere su un pubblico non specialistico, va ad acuire quel difetto di educazione musicale di cui già l’italiano soffre. Se Allevi fosse stato un tedesco o un francese, e avesse detto questa frase ad un importante festival della sua nazione, i tedeschi o francesi l’avrebbero preso per quello che è: un musicista pop. Allevi non è la nuova frontiera della classica, come vorrebbe vendersi.
Finito lo sfogo :-)
Ci sta. Però mi rendo conto che si capisce poco la mia affermazione: riconosco il carattere ritmico e nel mio fomentarmi con le Pagodes di Debussy non penso di aver voluto implicitamente ammettere che Beethoven non ce l’aveva. Non era quello il punto anche perché anch’io, dopo averlo studiato, so che era uno di quelli più “rock” :D
Semmai mi sembrano due risvolti della stessa medaglia e l’affermazione di Allevi solo una di quelle che avresti tranquillamente etichettato come banalità.
Allevi è un discreto pianista ,tecnicamente parlando.Non compone musica classica perché oggi non é il tempo della musica classica, al massimo può comporre musica contemporanea sinfonica.Il problema di Allevi è che dovrebbe iniziare le frasi con :”Secondo me……….”, e che la dovrebbe smettere di parlare di sé come un nuovo Mozart , Rossini ecc….Inoltre non ha le competenze per dirigere un` orchestra.Detto questo non so se la colpa di ciò é sua o di chi lo ha artisticamente creato o entrambi.Sicuramente quando sei un po` disadattato e ti fanno credere di essere il nuovo Wolfgang probabilmente ci credi. La cosa triste é che in Italia è molto facile creare situazioni del genere e quando succedono mettendo di mezzo una musica nobile penso sia normale che chi si fa il culo 10 ore al giorno su uno strumento ne sia un po` risentito.Per concludere, soggettivame nte, le composizioni di allevi non mi trasmettono niente,preferisco di gran lunga un quasi sconosciuto al grande pubblico Jontom e “Secondo me” tutta la musica classica ha un gran ritmo ( io sono un Mozartiano ).
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A me Allevi mi fa sudare i maroni alla terza nota che tocca. Non lo dico per difendere Volfango, che per carità è un mostro sacro e bla bla bla, ma di lui avrò sentito la playlist classica. Lo dico perché è proprio un effetto fisiologico, riconosco il tocco di Allevi dall’immediata reazione di sfogo di orchite e di messa in moto delle ghiandole sudoripare dell’entrocoscia che nel nostro dialetto si chiamano “incinagghia”.
Per il resto non capisco una sonora mazza di musica e il mio personale giudizio è guidato dal più semplice e primordiale dei segni, la timia. Euforico come la lattina di cocacola con gli occhiali scuri degli anni ’80 che ancheggiava anche con il battito di mani e disforico per l’appunto quando sento la sublime tecnica, l’enorme impegno profuso negli studi musicali e, soprattutto l’innegabile talento che gli è riconosciuto al terzo (come dicevo in apertura) tocco della tastiera.