Paradiso amaro, la colonna sonora del mio supermercato

Più o meno intorno alle 19, ti trovi in quella parte del pomeriggio in cui è troppo presto per cenare e troppo tardi per fare tutto ciò che avresti dovuto fare. Non è nemmeno “pomeriggio”, è quasi sera.

Può capitare, nel caso tu sia di ritorno da una pesante giornata in ufficio, che una volta toccato un divano le tue sacre terga non ne vogliano più sapere di fare altro. Può succedere che di fronte alle richieste degli amici di andare a prendere un aperitivo, si prediliga un telecomando puntato su un flatscreen. Si può incappare nel desidero di staccare la spina con una banalissima doccia ed un pretesto, qualcosa che non richieda più di 30 minuti, che non coinvolga le chiavi di macchina o moto e che eventualmente, potrebbe comportare una spesa di dimensioni modeste.

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Ebbene, l’articolo di oggi parla di Jontom che si fa la doccia e intorno alle 19 scende a fare la spesa al supermercato. Carrefour per l’esattezza, perché oggi me ne frego di risparmiare al Todis, fanculo!

Non credo possa esistere sensazione più bella di quando ti infili i calzini appena comprati, appena uscito dalla doccia. Infilarli poi nella bambagia delle tue scarpe da ginnastica è un qualcosa che stento a descrivere. È paragonabile al QUON di Jerry Maguire, alla creme-dela-creme degli Aristogatti. Esci improfumato, lindo e rilassato nel venticello preserale di una giornata uggiosa. Premi il pulsante dell’ascensore e nel frattempo ti avvantaggi sul tuo smartphone andando a schiacciare l’icona del tuo lettore mp3, nel mio caso Songbird. Sfogli il catalogo alla voce “Album” e ti soffermi su quella cover lì… massì dai… andata.

Mi aggiro fra i vari reparti con i brani che trasmettevano nella filodiffusione dell’Ala Moana a Honolulu. Ascoltare la colonna sonora di “The Descendants” (titolo italiano “Paradiso Amaro”) è un piacere. In un’oretta hai uno specchio completo del panorama musicale hawaiiano, da Dennis Kamakahi a Gabby Pahinui, passando per Jeff Peterson e Makana. Non mi ricordo chi una volta accennò alle canzoncine hawaiiane… un par di palle! Senti qua.

E ciò che ascolti mentre ti aggiri fra i cetrioli ed il reparto bevande sono le stesse musiche che ascolteresti in un centro commerciale di Honolulu, mentre valuti l’acquisto di olive denocciolate ascoltando Kaua’i Beauty oppure ti metti in fila sulle note di Hi’ilawe.

Potrebbe anche tornarti utile reprimendo la rabbia verso chi arrivato alla cassa, non vede l’ora di uscire iniziando a poggiare le proprie scatolette in quel cm quadrato di tappetino. Potresti anche indugiare un po’, ottimizzando gli anelli di cipolla accanto ai succhi di frutta mentre ti fai coccolare dalle note di Lena Machado. Poco importa se quello dietro di te è riuscito ad infilare mezza spesa nello spazio di una busta di insalata ed è ormai a 2cm di distanza dalla tua schiena con la carta fedeltà già pronta per l’uso. Cazzi suoi.

Chiedi due buste, paghi, “aloohaaaaaa!” esci e torni a casa più o meno come se ti fossi preso una giornata di vacanza. Perché in fondo l’ukulele lifestyle si nasconde anche fra il reparto verdura e gli scaffali dei formaggi. Basta non fermarsi alle apparenze.

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