
L’ukulele di Cassandra Raffaele a Musicultura
Già l’anno scorso avevamo avuto i primi vagiti con l’ukulele di Enrico Farnedi fra gli otto vincitori di Musicultura 2012. Quest’anno, la tendenza inizia a prendere piede con Cassandra Raffaele e ammetto che fa piacere perché dopo averla ascoltata fra le otto canzoni vincitrici di questa edizione, non ne ho trovata mezza che mi ha fatto storcere la bocca.
Musicultura… what?
Ok, ammetto di essere a volte un po’ troppo misantropo e tendente alla matematica distruzione di qualsiasi forma musicale italiota. Però scusa, non è che puoi darmi tutti i torti quando assistiamo a fenomeni di marketing spacciati per musicisti et similia. Uno va a finire che si disamora. Mi sono sempre avvicinato con diffidenza ai concorsi di musica un po’ perché credo che le medagliette in questo settore significhino oggettivamente poco ed un po’ perché mi sembra tutto un po’ troppo manipolato da esigenze esterne.
Poi vabbè, ci sono quei casi in cui conosci l’artista in questione e anche se la cosa ti puzza un po’, ti rendi conto che è onesto, che lo sta facendo per ottenere un briciolo di promozione in più, che ha effettivamente studiato e che ha qualcosa da dire. Nelle otto canzoni vincitrici di Musicultura ho stranamente intravisto una giura competente che tuttosommato ha scelto delle belle canzoni.
Le mie valigie
E così mi sono ritrovato negli studi della Rai per accompagnare Cassandra Raffaele all’ukulele, in occasione di una giornata dedicata agli otto vincitori. Conferenza di mattina, soundcheck di pomeriggio e live radiofonico di sera. Il video che vedi qui sopra è la “provetta” registrata pochi minuti prima di eseguire il brano in radio, chiusi in camerino con la gente che passava, gli altri che chiacchieravano ed io che dovevo disperatamente andare in bagno.
Le note positive
Cassandra non può non essere una nota positiva per il modo di intendere la musica. Detto fra noi, la ragazza è una perfezionista e ciò che era nata come una semplice collaborazione è diventato uno studio sistematico su ogni singola nota da suonare. Tutto ciò è fico ed estremamente appagante. Occhio però a non confondere il perfezionismo con l’ossessione perché altrimenti non ci saremmo mossi dalla prima strofa. E poi ci si chiacchiera bene quindi… per me è sì.
L’ambiente era bello e vabbè, era anche prevedibile visto che si tratta di ragazzi arrivati al capolinea di una bella esperienza. Sinceramente non mi è parso neanche di vedere lo spirito di competizione che ti porta a sorridere del tuo “nemico” mentre dentro di te sfogli un libro di magia nera.
I camerieri della Rai inoltre, avevano un panciotto ultrachic.
La nota negativa
Il suono, regà. Ho da sempre una fiducia assoluta nei fonici di turno e solitamente i miei soundcheck durano dai 13 ai 15 secondi, un po’ perché il suono me lo faccio io a casa e un po’ perché, soprattutto quando ci sono altre 7 band, non mi va di bloccare la giornata con le richieste tipo:
- – Senti scusa, mi alzi un po’ i monitor? Eh… un po’ di più… un po’ di meno… un po’ di più… meno… più…
- – Scusa puoi aggiungermi un po’ di rEverbero? Però non ovattato, più aperto, non attufato, chiaro… un po’ di meno… – poco poco di più… meno… un pochino meno…
- – Però non sento la voce. No, ora troppo… Si può abbassare un po’ lui? Ok… No spè, così però non lo sento più.
- – Ok, perfetto. Vuoi che facciamo un altro pezzo così proviamo basso+batteria/chitarra+basso/voce+chitarra/tastiere/…/tuttinsieme?!
- – Regà ma come arriva il suono? Si sente?
- – Ah ok… finito. Ma sei sicuro?
Però adesso diciamoci la verità: il mio Kanilea K-3 Tenor è uno strumento un po’ diverso da un Mahimahi Pineapple Soprano. Ti accorgi subito che suona in maniera diversa… un po’ perché è più grande e un po’ perché… dai, porcogiuda è diverso!
Perché me l’hai equalizzato come un mandolino. Io non ti ho detto niente, non ti ho rotto le palle, sono stato educato e gentile e mi sono anche scusato quando involontariamente ho dato un calcetto alla DI della Rai da 30 Euro che tu, fonico, hai voluto utilizzare al posto della mia DI pagata col sangue.
Perché mi hai fatto questo e hai trasformato il mio Kenny, il mio grosso grasso Kanile’a, in un fottuto Sopranino… Ma maledizione.
Nota positiva: l’ukulele inizia ad approdare sulle frequenze RadioRai ed è una piacevole conferma! Mi è capitato di sentire il Sinfonico Honolulu in diretta a Caterpillar, altri gruppi di cui non ricordo il nome o cmq strumentisti che lo strimpellano… senza contare Corrado Nuzzo del duo “Nuzzo&Di Biase”, che lo usa spesso per accompagnarsi nel programma!
Ok, siamo ancora ad anni luce da Jake, però è pur sempre un (timido) inizio…
Nota negativa: Sì, Kenny è veramente super penalizzato… E’ che purtroppo mi sembra che i fonici abbiano pompato a bolla gli alti (assolutamente inutile) tralasciando l’effetto complessivo e soprattutto i bassi, solo che purtroppo l’ukulele per antonomasia è “la chitarrina acuta”, non so quanto ci vorrà per convincerli che si sbagliano!
Fai un sorriso, fattela pijà bene… e sarà per la prossima!
Cmq bel duetto sì, stavo per scordarmi di scriverlo :D
Bel duetto! A parte il discorso suono che dicevi.. direi che, come ha già fatto notare Alice, è un bel passo in avanti per il nostro ukulele che approda sulle frequenze di Radio Rai. Forse pian piano la gente inizierà a capire che l’ukulele non è una “chitarrina” od uno strumento buffo, ma uno strumento con la sua tradizione e la sua importanza! Bravo Jt che lo stai portando sempre in contesti più grandi!
sulla DI avresti dovuto impuntarti perché il tuo suono è composto da ukulele più Di quindi è come se ti avessero tolto le corde…anche perché chiaramente il segnale al fonico sarebbe arrivato più definito. Concordo sul non cacare il cazzo ma se ti rendi conto che ti stanno per straffacciare(termine pugliese per cui ti stanno ammazzando) devi evitare l’assassinio. All’estero( e tu lo sai), spesso si suona con l’Uncheck e ti meravigli per quanto si riesca a a fare bene se si sa lavorare. La domanda però è quante volte i fonici si imbattono in un ukulele e la seconda mia più personale, in un occasione del genere con solo due ukulele perché non suonare microfonati? Il piezo notoriamente stronca il suono caldo di qualsiasi strumento acustico.
Per quanto riguarda l’Uncheck è molto più diffuso di quanto sembri. All’Ukulele Festival di Honolulu non avevamo soundcheck, semplicemente salivamo, attaccavamo lo strumento e via per 15 minuti.
È anche alla luce di questo che trattengo a stento le risate di fronte a check kilometrici di altre band con cui magari condivido la serata. Non è assolutamente per cattiveria è che proprio non capisco la necessità di curare all’inverosimile quei dettagli acustici. E non è che tutti i fonici siano dei cani… anzi… il problema piuttosto è dei musicisti che dovrebbero imparare a fidarsi ed eventualmente fregarsene.
Per quanto riguarda quella situazione, a mesi di distanza, mi sento di dirti che forse avrei dovuto dire qualcosa. Però guardando il video dell’ukulele di Daniele Silvestri postato sul forum mi rendo conto che c’è un problema a monte: …è che proprio non si ha la più pallida idea di come vada trattato quel tipo di suono. Tutto lascia pensare che anche con la mia DI già settata, avrebbero stravolto il suono per assottigliarlo su frequenze che non gli competono.
A tale proposito è illuminante “analizzare” l’ondata di jingle pubblicitari in tv suonati con l’ukulele. Paradossalmente un ukulele fatto a mano alle Hawai’i trattato a dovere, stona. Il mercato si sta quasi abituando al suono dell’ukulele giocattolo e questo è terrificante.
Riguardo ai due ukulele microfonati, se non ricordo male erano tutti in linea. Non capisco il motivo… forse lo stesso per cui mi hanno fatto usare la loro Behringer da 20 euro (che culo!): il tempo. Anche se non è che ci sia poi così tanta differenza.
C’è da dire che se sei solo ed è comunque più facile fare il soundcheck perché alzi la spia che è la tua e punto…Io con otto persone faticavo non poco a a capirci qualcosa. Comunque ho trovato sempre di cattivo gusto gli headliner che si prolungavano fino allo stremo nel check magari con altri otto gruppi che si dividevano i restanti 15 minuti. In questo caso però è come se avessi suonato con un Lanikai e quindi veramente sei stato defraudato di qualcosa, probabilmente vista la scarsa competenza la differenza non l’avrebbero percepita. La morale è: “un fonico con le palle in mano può distruggere qualsiasi concerto”. Il fonico si porta da casa…(il nostro non usciva a meno di 300 euro) e quindi spesso rimaneva al palo!!!