
Intervista agli UKUS IN FABULA
Gli Ukus in fabula sono una ukulele band di Roma che ho avuto il piacere di ascoltare diverse volte e mettono davvero allegria, complice l’ukulele?
Chi sono gli Ukus In Fabula?
CLAUDIO: Gli Ukus In Fabula sono un trio di ukulele. Fin qui nulla di nuovo, se non fosse che Daniele Dencs suona un U-Bass e una Foot-Drum autocostruita, che Uliano Bruner suona un ukulele piccolissimo e un flauto traverso, e che Claudio Perini a volte ha il suono dei Metallica! Se non fosse che tutti e tre cantano, interagiscono col pubblico, fanno cabaret e sembra di stare a teatro più che a un concerto. Potrebbero passare per un normale trio acustico.
ULIANO: Ukus in Fabula è un progetto che si basa sull’unione di idee che provengono dai tre componenti del gruppo, e che in partenza seguivano una logica che ora non c’è più: c’è solo buona musica coinvolgente e divertimento, in un fare spettacolo che è un “minestrone” di elementi inaspettati e che arrivano tanto dalla della band quanto dal pubblico che ci segue.
DANIELE: Un trio di persone che vogliono divertirsi. E far divertire. Ci definiamo musicomici, e ci piace l’idea.
Come siete arrivati all’ukulele?
CLAUDIO: Ukulelista per caso: ho suonato tanti anni la chitarra, poi un giorno ho ricevuto “la Chiamata”, ma non era l’esercito, né tantomeno Dio, bensì Daniele Dencs che cercava il terzo del gruppo! Mi ha dato un ukulele (mai visto uno fino a quel momento) e ha aggiunto: dopodomani abbiamo una data. Pronti!
ULIANO: Dopo secoli di chitarra, una sera di Natale attraverso i video pubblicati su youtube proprio da Dencs!!! Tre giorni di agonia, ed il primo IBANEZ… e le chitarre hanno iniziato a fare ruggine…
DANIELE: Incuriosito dall’uscita dell’U-Bass, l’ho comprato ad occhi chiusi. Ed ho scoperto un mondo, che mi ha fatto cambiare tanto a livello artistico, ed una passione per uno strumento particolare, su cui ho investito molto artisticamente e che suggerisco a qualsiasi bassista incontri. Percorso che mi ha portato ad essere endorser ed a pubblicare un libro su questo strumentino!
Raggiungere un proprio stile e identità, quanto è importante per un musicista?
CLAUDIO: Credo che sia il fine ultimo per chiunque faccia musica: esprimere la propria identità attraverso la musica.
ULIANO: Indiscutibilmente tanto. Forse tutto. Ma la cosa bella di UKUS IN FABULA è che quello stile e quella identità li abbiamo raggiunti, e li raggiungiamo tuttora in un viaggio continuo, anche come gruppo, senza tuttavia perdere i “valori” del singolo componente. E sembra facile, ma non lo è affatto! Sembra quasi che l’adulto che si sta ancora formando accetti suggerimenti dal bambino che ha dentro…
DANIELE: Essere individuabili e riconoscibili credo sia il successo di una band.
Come vivete il vostro ukulele, che tipo di musica offre?
CLAUDIO: Tutta la musica del mondo: basta avere una mentalità aperta, voglia di giocare, e non ci sono limiti! Basta vedere un nostro spettacolo per capire quanto crediamo in questo…
ULIANO: È l’ukulele che vive noi, poiché nel rispetto totale dello strumento, delle sue tecniche e dei suoi stili, UKUS IN FABULA gli regala quasi una nuova vita, amplificandone le possibilità e, ovviamente, i risultati. E qui la percezione che il pubblico ha del nostro strumento e della nostra musica dà il giusto merito a ciò che viene sempre più spesso paragonato ad una moda o ad un fenomeno di massa.
DANIELE: Offre di tutto. Ci suoniamo dalla musica tradizionale al punk, ai Pink Floyd, agli stornelli. Uno strumento che abbiamo sempre considerato come completo.
Com’è una serata tipo degli Ukus in fabula?
CLAUDIO: Non è facile riassumere in poche parole una nostra serata, possiamo racchiudere tutto in poche parole: energia e divertimento, virtuosismo e canzonacce da osteria, mashups improbabili, distorsioni metal e ballad acustiche, voglia di comunicare con il pubblico e coinvolgerlo attivamente… Ho reso l’idea?
ULIANO: Senza entrare nel dettaglio (ndr) l’interazione tra UKUS IN FABULA ed il pubblico è lo spettacolo più bello, perché le barriere tra musicisti e ascoltatori non ci sono più: noi siamo lì per loro, loro sono lì per noi. Il resto è leggenda!!!
DANIELE: Beh, ci si vede per fare il sound check nel locale, ci si prende un caffè, si cena, si prende un caffè, si gonfia la palma e si posizionano le collane di fiori, e quando è il momento, iniziamo ad improvvisare la serata, che tranne qualche rituale ripetuto, è tutta ‘a braccio’.
Raccontateci un aneddoto divertente.
CLAUDIO: Il giorno prima del mio compleanno eravamo a suonare in un famoso locale di Roma. A mezzanotte, nel bel mezzo dell’assolo di “Another brick in the wall” si spengono le luci: «Wow!» – penso – «Anche gli effetti luce, dobbiamo piacere parecchio!» E invece ecco la cameriera con una bellissima torta! La sorpresa dei miei due compari! Spengo la candelina dal palco con le lacrime agli occhi (ma non ditelo loro, mi prenderebbero in giro a vita!) e finiamo lo show festeggiando. Due anni sul palco, sempre insieme… Grazie amici!
ULIANO: Il “Well” inglese (traduzione “UELL”) ha acquistato col tempo diversi significati ignoti. Se durante i nostri concerti ve ne capita di sentire uno, sappiate che è successo un imprevisto non prevedibile, la cui gravità è direttamente proporzionale a quanti di noi lo hanno detto contemporaneamente…
DANIELE: Credo che ogni viaggio in macchina è un’esperienza. Km macinati e invenzioni di gag nuove, battute, che poi proponiamo nelle serate. Il vero spettacolo che vorremmo proporre al pubblico è quello che accade fuori dal palco!!
Qual è il pezzo che suonate con più coinvolgimento?
CLAUDIO: Non saprei scegliere, suoniamo tutti i nostri pezzi con tanta passione… Ma se dovessi proprio farlo, beh, direi “Alabama”, uno dei nostri singoli!
ULIANO: Tutti, con lo stesso entusiasmo, con lo stesso battito tachicardico di sempre, anche se personalmente quando suono i pezzi più legati al duo originario la lacrimuccia tende a scendere… certo, dovrei anche capire se è nostalgia o se mi sto semplicemente sbellicando dalle risate!!!
DANIELE: Ora come ora ti dico “The Devil Went Down to Georgia”. Ho ancora il brivido 15.000 persone in Lituania a battere le mani a tempo con noi!
Se poteste scegliere di duettare co uno dei grandi miti del passato, chi scegliereste?
CLAUDIO: Non ho dubbi su questo: J. S. Bach… Anche se passerei tutto il tempo ad ascoltarlo senza azzardarmi a emettere suoni!
ULIANO: Difficile scegliere, perchè dovrei immaginare quei padri della musica in versione ukulelistica ed in un contesto forse fuori luogo… Ma se devo proprio proprio fare un nome, Pete Seeger.
DANIELE: Il grande Louis Armstrong. Che voce!
“Piccolo” strumento, grande soddisfazione?
CLAUDIO: Beh, meglio di “grande strumento e piccola soddisfazione”, no? ;-)
ULIANO: Superiore a qualsiasi aspettativa. Niente di paragonabile, almeno in questo sistema solare e per diversi aspetti, che vanno dal semplice personale fino ad arrivare al coinvolgimento del pubblico e, perché no, anche degli autori che interpretiamo.
DANIELE: Sempre più convinto che le dimensioni non contano !!!
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